INTERVISTA
Un sommelier ai tempi di Instagram
Andrea Zigrossi è un sommelier italiano di 26 anni. Su Instagram gestisce trotterwine, un canale seguito da oltre 12 mila persone dove racconta le sue avventure di appassionato ed esperto di vini. Lo abbiamo contattato attraverso il nostro canale (@ticinovino_wein) a pochi giorni dalla sua prima esperienza professionale in Svizzera. "Da inizio dicembre sarò a Zermatt e lavorerò come sommelier del ristorante “Capri”, che vanta una stella Michelin. Mi fermerò per quattro mesi, ed è inutile dire quanto sia emozionato per questa nuova avventura".
Tu hai lavorato finora in ristoranti italiani di altissimo livello. Cosa ti aspetti dai vini elvetici?
"Mi aspetto un’enologia differente a quelle con cui ho lavorato finora. Il territorio svizzero non è da sottovalutare per noi amanti del vino: conosco bottiglie che vale davvero la pena bere, e non vedo l’ora di scoprirne altre".
Ci sarà tempo per una visita in Ticino?
"Ho intenzione di visitare la Svizzera il più possibile, è un mondo nuovo per me che va studiato fino in fondo. Per quanto riguarda l’idea che mi sono fatto sui vostri vini, ve ne parlerò ad esperienza conclusa, quindi dovrete aspettare qualche mese".
Qual è la filosofia con cui gestisci il tuo canale su Instagram?
"Ripongo molta attenzione alla comunicazione. Io penso che se usata bene, è lo strumento migliore che ci permette di generare risultati. Quando ho creato il mio canale @trotterwine è nato un diario personale, ma che allo stesso tempo è anche pubblico, dove viene raccontata la vita di un sommelier: il lavoro, i viaggi, i vini e tanto altro. È molto differente da tutti gli altri blog di vino che ci sono al momento, proprio perché il mio non è un blog ma un diario personale, ed è anche per questo che il feedback del pubblico è positivo".
Hai mai notato sorpresa nei tuoi clienti nel vedere un sommelier così giovane ma già attivo in ristoranti di alto livello?
"A volte sì, ho trovato dei clienti sorpresi di vedermi nei panni del sommelier per via della mia giovane età, ma erano gli stessi che rimanevano più entusiasti delle scelte che gli venivano suggerite. Ad oggi ti posso dire che le cose stanno cambiando: vedo sempre più giovanissimi sommelier in strutture di livello, con una conoscenza mostruosa e tanta passione, la stessa che ti porta ad avere appunto una preparazione molto elevata".
Quali qualità ci vogliono per andare oltre questi stereotipi?
"La sicurezza in se stessi e la padronanza del linguaggio sono qualità fondamentali nel mio lavoro, anche sotto questo punto di vista".
Quali sono i più preziosi insegnamenti che hai tratto dalla tua carriera professionale finora?
"Ogni insegnamento per me è prezioso perché non smetto mai di imparare. Questo lavoro mi ha portato a conoscere me stesso, a risolvere problemi o affrontare imprevisti. Ho maturato un grande senso di responsabilità grazie anche allo stretto contatto con la clientela internazionale molto esigente, con il quale c’e pochissimo margine di errore: chi viene a mangiare in strutture di questo livello, non viene solo a mangiare, ma a vivere una vera e propria esperienza sensoriale, dove tempistiche e abbinamenti sono fondamentali per la buona riuscita".
Uno degli aspetti più interessanti del tuo percorso ci riporta all'inizio della tua carriera nella ristorazione: alla fine del liceo scientifico, come molti altri giovani italiani, sei emigrato a Londra per lavorare come lavapiatti. Com'è andata? Che cosa, secondo te, una storia di emigrazione può dare a un giovane?
"Ricordo bene quel periodo, quando avevo tanta voglia di crescere e mettermi in gioco proprio come oggi. Il lavoro di lavapiatti è stato il primo che ho fatto nella mia vita, e decisi di farlo fuori casa, lontano dalla mia famiglia. Sono partito dal basso, e questo non può che rendermi orgoglioso, perché se mi guardo indietro posso vedere molta strada percorsa. Emigrare lontano dal proprio paese equivale ad uscire dalla zona di comfort, e per un giovane è fondamentale: significa imparare subito ad adattarsi a nuovi ritmi e a responsabilizzarsi, mettendosi alla prova in situazioni che non conosciamo alla perfezione, e che rappresentano una sfida. Io riesco a trasferirmi due o tre volte all’anno, e non sono mai tornato a vivere nello stesso posto. È vero che la mia non è una scelta semplice e condivisibile da tutti, ma al momento è quello che amo fare di più: viaggiare e scoprire il mondo".

